Il piatto forte per le imprese è rimandato. Solo dopo che sarà concluso il negoziato con la Commissione europea sul RepowerEu, cioè sulle misure di revisione del Pnrr, potrà scattare il nuovo piano Transizione 5.0, che è la misura più attesa per l’industria. Non ce n’è traccia nel decreto fiscale approvato lunedì né nell’indice, ancora provvisorio, della legge di bilancio. In bilico ci sono 4 miliardi per i nuovi crediti di imposta per gli investimenti 5.0 e 1,5 miliardi per l’autoconsumo di energia rinnovabile nei processi produttivi. Al via libera della Ue sul Repower sono legati anche 320 milioni per i finanziamenti agevolati della Nuova Sabatini in chiave “verde”, cio è finalizzati alla transizione energetica.
Arrivano invece con il decreto approvato lunedì 50 milioni per la versione tradizionale della nuova Sabatini, necessari a dare continuità alle domande del 2023. «Il finanziamento sarà reso fruibile per le imprese richiedenti in un’unica tranche» specifica il ministero delle Imprese e del made in Italy guidato da Adolfo Urso. La legge di bilancio che approderà in Parlamento conterrà anche un rifinanziamento per il 2024, sempre per la Nuova Sabatini tradizionale, e per i contratti di sviluppo (300 milioni in tutto).
Novità, in termini di copertura finanziaria, arrivano inoltre per la Zona economica speciale per il Mezzogiorno prevista dal ministro per gli Affari Ue, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. Il finanziamento triennale per i crediti di imposta destinati alle imprese che investono nella Zes era stato stralciato dal decreto Mezzogiorno. La dote entra nella legge di bilancio ma, secondo quanto si apprende, per ora con 1,8 miliardi di euro per il solo 2024. Per la proroga della decontribuzione Sud, invece, continua l’attesa del responso Ue.